Referendum, sulla cittadinanza KO doppio: i “sì” fermi al 64%, flop del quesito che doveva trascinare gli elettori

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Referendum, sulla cittadinanza KO doppio: i “sì” fermi al 64%, flop del quesito che doveva trascinare gli elettori

Referendum, sulla cittadinanza KO doppio: i “sì” fermi al 64%, flop del quesito che doveva trascinare gli elettori

Il voto

Referendum, sulla cittadinanza KO doppio: i “sì” fermi al 64%, flop del quesito che doveva trascinare gli elettori

Tra i cinque quesiti referendari promossi col voto di domenica 8 e lunedì 9 giugno c’è una sconfitta nella sconfitta per i promotori. Oltre infatti a non aver raggiunto il quorum del 50 per cento più uno degli aventi diritto, c’è infatti un secondo tema che fa riflettere: la scheda gialla, il quesito sulla cittadinanza promosso da +Europa, ha incassato molti meno “sì” rispetto a quelli ottenuti dalle altre quattro consultazioni sul lavoro.

Il quesito proponeva di dimezzare da dieci a cinque anni il periodo di residenza legale continuativa richiesto agli stranieri maggiorenni extracomunitari per poter presentare domanda di cittadinanza, non modificando invece tutti gli altri requisiti attualmente previsti dalla legge: la conoscenza della lingua italiana, la disponibilità di un reddito sufficiente e stabile, l’assenza di condanne penali, la regolarità contributiva e fiscale e l’assenza di cause ostative legate alla sicurezza nazionale.

I “sì” a scrutinio ancora in corso sono il 64% (con 15mila sezioni scrutinate), mentre negli altri quesiti sul lavoro si va dall’86 per cento di quello sulla responsabilità per gli infortuni sul lavoro all’89 per cento sul reintegro per i licenziamenti illegittimi.

Uno scarto di oltre venti punti nel segreto dell’urna, una parte consistente dell’elettorato si è dunque recata ai seggi per esprimere contrarietà alla concessione della cittadinanza italiana agli immigrati nel quesito che nelle intenzioni degli organizzatori avrebbe potuto trascinato gli altri quattro e che invece si è rivelato il più fragile.

A contare probabilmente la “libertà di coscienza” lasciata da Giuseppe Conte ai suoi. D’altra parte il leader del Movimento 5 Stelle ha tenuto anche nel recente passato posizioni a dir poco ambigue sul tema dell’immigrazione, firmando da presidente del Consiglio le leggi promosse da Matteo Salvini ai tempi del governo giallo-verde. Sulla cittadinanza inoltre Conte ha presentato da tempo una proposta di legge per l’introduzione dello Ius Scholae. “Sul quinto referendum quello sulla cittadinanza, lo dico molto chiaramente: dimezzare quelli che sono gli anni necessari per acquistare la cittadinanza per me non è la soluzione”, aveva detto nelle scorse settimane l’ex premier.

Ma più di tutto ha pesato un trentennio di narrazioni tossiche sui migranti, promosse da media e dalla destra ma ben accette anche da certa sinistra “riformista” ben lieta di firmare patti con i boia libici: un bombardamento propagandistico che ha sfondato in tutti gli elettorati, anche di chi si professa “progressista”.

l'Unità

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